03.12.2025-16.01.2026 | ICCD presenta la mostra fotografica Piergiorgio Branzi. Verso sud

Pubblicato il 11/11/2025

Argomento Fotografia

L’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione – ICCD è lieto di presentare la mostra “Piergiorgio Branzi. Verso Sud”, a cura di Francesca Fabiani, allestita dal 3 dicembre 2025 al 16 gennaio 2026 presso il Complesso Monumentale di San Michele a Ripa Grande, a Trastevere, sede dell’ICCD.

La mostra presenta le fotografie realizzate negli anni ’50 nel Sud Italia da Piergiorgio Branzi, una delle figure più rilevanti della fotografia italiana del secondo Dopoguerra, artefice di quel “realismo formalista” che, attraverso intensi bianchi e neri, seppe coniugare la fotografia umanista di impronta francese con l’equilibrio compositivo di matrice toscana.

Nato a Signa nel 1928 e cresciuto a Firenze in una numerosa famiglia di cultura cattolica e antifascista, Piergiorgio Branzi forma il proprio sguardo nutrendosi della cultura visiva toscana, dal rigore formale del Rinascimento alle più recenti esperienze artistiche del Novecento (sarà poi anche pittore e incisore). L’incontro con la fotografia avviene nel 1952 grazie a una mostra di Henri Cartier-Bresson che lo spinge ad acquistare la prima macchina fotografica. In sella a una moto Guzzi rossa parte così per i suoi primi avventurosi viaggi al sud, dove tornerà ripetutamente nel corso degli anni ’50. Il frutto di questi itinerari è una serie mirabile di ritratti ambientati - e qualche raro paesaggio -, composti in forme equilibrate ma fortemente espressive anche grazie a un uso audace del bianco e nero e alla resa scura e sofferta delle stampe.

A questi anni intensi per il Branzi fotografo seguirà una lunga e altrettanto feconda stagione di impegno professionale come giornalista, prima in qualità di inviato RAI all’estero e poi come conduttore del telegiornale.

 

Dalla terra natia, la Toscana, al Mediterraneo, fino a Mosca e Parigi, dove ha vissuto per molti anni in qualità di inviato RAI, Branzi ha esplorato luoghi diversi, talvolta lontani sia da un punto di vista geografico che culturale, con uno stile assai personale. Partecipe dell’umanità che lo circonda, lontano dal cronachismo come pure dai toni sofferti del Neorealismo, ma capace di coniugare, con grazia e ironia, attenzione formale e partecipazione emotiva. «Definirei la mia opera fotografica realista più che neorealista. O meglio, parlerei di “realismo formale” a valenza sociale... Uno sguardo di attenzione, di compassione verso la realtà, nel tentativo di tradurre le sensazioni in buone immagini, formalmente corrette».

Quella di Branzi è stata più volte definita una fotografia “umanista” per la sua capacità di entrare in relazione con i soggetti ripresi, dai ritratti ambientati alle scene di vita quotidiana, dai riti religiosi ai paesaggi naturali ed urbani.

Negli anni ’90 - in coincidenza con un crescente riconoscimento del suo lavoro che lo attesta indiscutibilmente fra i maestri della fotografia del Novecento - Branzi tornerà alla fotografia sia con una modalità “retrospettiva”, attraverso l’ordinamento e la riflessione sul proprio archivio, sia cimentandosi con le novità del digitale, mosso da quella stessa curiosità per i territori sconosciuti che in giovane età lo aveva spinto a partire verso sud.

La mostra intende restituire l’opera di Branzi più nota e apprezzata attraverso stampe originali di grande formato e porre al tempo stesso una serie di questioni su possibilità e limiti delle scelte curatoriali in assenza dell’autore, sull’interpretazione delle molte indicazioni che i materiali d’archivio custodiscono e, più in generale, sugli strumenti per la valorizzazione e la fruibilità di un archivio fotografico d’autore.

“Lo studio dei materiali come negativi, provini, stampe vintage, modern print, libri e riviste - spiega la curatrice Francesca Fabiani - ha fatto emergere aspetti talvolta inediti della modalità operativa del fotografo: dal processo di costruzione dell’immagine in fase di ripresa alle scelte sulla stampa, dalle riflessioni sul proprio lavoro testimoniate dai provini fino alla selezione di una personale antologia”.

Questioni che si legano al tema più ampio - e quanto mai urgente - sul destino degli archivi dei grandi maestri dell’analogico, oggi fortemente a rischio. Una sfida che l’ICCD si impegna ad affrontare quotidianamente. Come afferma il Direttore ICCD, Carlo Birrozzi “in coincidenza con il 50° anniversario dell’ICCD questa mostra conferma l’impegno dell’Istituto nella valorizzazione dei talenti della fotografia italiana e nella tutela del patrimonio fotografico. ICCD è un laboratorio aperto: lavoriamo per rendere il nostro archivio accessibile a un pubblico sempre più ampio”.

L’ampio fondo archivistico è confluito nelle Collezioni di Fotografia Contemporanea dell’ICCD a un anno dalla scomparsa del fotografo, grazie al sostegno del bando “Strategia Fotografia 2023” promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Il fondo è stato catalogato e digitalizzato ed è oggi consultabile sul nuovo portale del MiC dedicato alla fotografia:

https://fotografia.cultura.gov.it/fotografie#k.text=branzi&k.fondi=%22Fotografia%20contemporanea%22.

 

L’inaugurazione della mostra si terrà mercoledì 3 dicembre alle ore 19:30.

L’evento sarà preceduto alle 17.30 dalla premiazione della ventunesima edizione del Premio Marco Bastianelli per il miglior libro fotografico pubblicato nel 2024.

 

La serata sarà anche occasione per festeggiare il 50° anniversario dell’ICCD, istituito proprio il 3 dicembre 1975.

La mostra sarà aperta al pubblico dal lunedì al venerdì, ore 10.00-18.00 (esclusi i festivi), con ingresso libero.

Link alla cartella stampa.