È online la galleria virtuale delle fotocamere storiche dell’Aerofototeca

Pubblicato il 31/03/2021

Argomento Fotografia

Nell’arco della sua storia l’Aerofototeca Nazionale ha acquisito, insieme alle fotografie, anche le attrezzature di varie ditte private di fotografia aerea.
Questi strumenti costituiscono ora una collezione unica nel suo genere. Molte di queste fotocamere sono state utilizzate durante il secondo conflitto mondiale per poi essere rivendute, una volta dismesse al termine della guerra, a ditte italiane che le hanno utilizzate per decenni per documentare il territorio. Una di queste è la ditta Fotocielo, fondata dal col. r. Sergio Sostegni nel 1952, il cui archivio è stato acquisito dall’AFN nel 1987.
Alcune di queste fotocamere conservano le tracce della loro storia ancora impresse sulla superficie: su una K-20 la targhetta dell’Air Photo Supply di New York è accostata all’etichetta del fotoriparatore Zauli, con sede a Via dell’Archetto a Roma, che evidentemente l’ha revisionata anni dopo. Un’altra fotocamera identica, riverniciata in marrone probabilmente dopo la guerra, reca ancora sul dorso la data del 10 Luglio 1978, ultima volta in cui è stata utilizzata. La fotocamera Nistri-OMI con ottica realizzata dalle Officine Galileo del 1943 testimonia in un unico oggetto la maestria di due storiche imprese italiane, l’una fondata nel 1923 e l’altra nel 1862. Perfino la valigia in cui è conservata una K-20 ci racconta qualcosa: attraverso lo spesso strato di vernice verde in cui è stata ridipinta è ancora possibile intravedere la scritta “Camera, aircraft type K-20, handle with care”, a conferma che si tratta della custodia originale del tempo di guerra.
Osservare queste attrezzature ci riporta inevitabilmente all’epoca in cui sono state ideate, ci consente di comprendere le modalità di utilizzo e le difficoltà affrontate da chi doveva scattare una foto in zona operativa, sotto il tiro della contraerea, traguardando attraverso il piccolo mirino galileiano; leva di carica e pulsante di scatto sono un tutt’uno, sovradimensionati per consentirne l’utilizzo senza dover togliere i pesanti guanti di pelle imbottiti, esponendo così le mani dell’operatore alle basse temperature che si incontravano ad alta quota. Bisogna ricordare che la fusoliera dei B-17 non era pressurizzata, le temperature all’interno dei bombardieri potevano raggiungere anche i 50 gradi sotto zero e questo rendeva necessario l’utilizzo di maschere per l’ossigeno e giubbotti riscaldati elettricamente già a quote superiori a 10mila piedi (3mila metri), ma i bombardamenti avvenivano da quote molto maggiori, variabili fra i 20mila ed i 30mila piedi. Le basse temperature ad alta quota rendevano talvolta necessari speciali “riscaldatori” come quello in collezione AFN, specialmente quando si trattava di fotocamere aeree installate all’esterno del velivolo e comandate da remoto.
E’ da notare come il medesimo concetto di impugnatura-leva di carica adottato sulla Fairchild K-20 sia stato poi ripreso da Linhof nel 1953 per la Technika Press 23 (in collezione) e per l’Aero Press Technika sua erede, fotocamera aerea d’ordinanza del German Bundeswehr (le forze armate della Germania Ovest).
Le fotocamere, come qualsiasi strumento d’altronde, raccontano la storia delle persone che le ha ideate, progettate ed utilizzate.

Le foto di alcuni di questi strumenti sono da oggi online sulla pagina Flickr [https://www.flickr.com/photos/aerofototecanazionale-iccd/albums/72157718768912847] dell’AFN, in un apposito album che verrà periodicamente aggiornato.

(foto e testo a cura di Rodolfo Felici)